Scudo
Sannitico
Sannitico
Stemma
Argento, Azzurro, Oro, Rosso
Figure inanimate, Lettere e date, Partizioni
Corona
Nome o cognome
A colori
Come scultura
Scudo: sannitico
Arma: interzato in grembo appuntato in sbarra: nel I° di rosso, alla lettera V d’argento; nel II° d’oro, alla foglia di noce al naturale in sbarra; nel III° d’azzurro, alla lettera S d’argento
Corona: da nobile
Il "blasone" è la rappresentazione araldica creata da Marco Pilla, del Prof. Vittorio Sgarbi.
Lo scudo è di forma sannitica, comunemente chiamato scudo francese moderno.
Il blasone presenta due “SMALTI” (colori), il rosso e l’azzurro, e due “METALLI”, l’oro e l’argento. Nella parte alta il “ROSSO”, dove è presente la lettera “V” argentata, “ARGENTO” di purezza e umiltà, V che rappresenta l’iniziale del nome, rosso come coraggio, forza, rappresentante una personalità molto carismatica. Nella parte bassa c'è l’ “AZZURRO” usato per indicare devozione, fedeltà, alla cultura e all’arte, con all’interno la lettera S d’argento, simboleggiante la famiglia Sgarbi.
Quindi troviamo il cosiddetto “GREMBO”, in questo caso “d’ORO”, al quale possiamo dare il significato di eccelso, come il maggior astro, il “SOLE”. Lo stesso oro ha rappresentare la parte più viscerale, il ventre femminile, da dove tutto nasce, con all’interno “LA FOGLIA DI NOCE VERDE”, che in araldica è sinonimo di innocenza e virtù perseguitata.
Innocenza e virtù perseguitata dell’infante che già in grembo materno, non ancora consapevole, ha intrinsecamente delle capacità che vanno oltre il normale, le quali saranno un fardello da portare sulle proprie spalle per tutta la propria esistenza, la responsabilità di rappresentare qualche cosa di molto importante senza averne avuto la possibilità di scelta.
In fine, ma non di minor importanza, la corona posizionata sopra al blasone, che non solo contempla la nobiltà d'animo e di virtù del Prof. Sgarbi, ma rappresenta anche la condizione di nobile acquisita con l'entrata nell'Ordine dei S. Maurizio e Lazzaro, infatti Vittorio Emanuele nel 1988 aggiunge agli antichi statuti alcuni articoli che stabilirono che l'appartenenza all'ordine conferiva ai cavalieri la nobiltà personale non trasmissibile.